14a parte - capitolo secondo
Lui è sempre rimasto lì. Non ha cercato di forzare le sue azioni nè alcuno dei suoi pensieri. Ha lasciato che Lei si aprisse, come un fiore che spalanca i suoi petali. Ma Lei no, non era un fiore, si diceva. Era una pianta carnivora che si cibava di sé stessa.
Lui si avvicinava guardandola negli occhi. Non temeva il suo buio. Temeva solo che si lasciasse inghiottire, un giorno o l'altro. Senza ritorno.
Negli occhi di Lui trovò mare, cielo e stelle che riuscivano a strapparla da quell'oblio infernale nel quale, talvolta, cadeva o si lasciava cadere. Li ha amati da subito quegli occhi. E Lui ha amato Lei al primo sguardo.
Era così bello Lui che era difficile restarne indifferente, pensava. Ma Lei, Lei per Lui lo era ancora di più. Era tutto ciò che non era mai stato scritto nè dipinto. In quei tratti che si fondevano d'oriente e occidente v'era qualcosa di inesprimibile.
Come fosse figlia del mondo in quell'anima ed in quel corpo, Gretha.
lunedì 31 agosto 2009
martedì 25 agosto 2009
Seta
13a parte - capitolo secondo
Lui in fondo l'Amava anche per questo.
Per quel suo modo di guardarsi allo specchio, distorcendo il suo volto quasi fino a deformarlo. Erano buffe tutte quelle espressioni, diceva. Lei no, non ci riusciva a sorridere in quello specchio e no, non riusciva a fissarlo a lungo, per timore. Timore che quei demoni nella sua testa tornassero a gettare benzina sui suoi tormenti. Voleva lasciarli lì, quei demoni, quasi rassegnata a quella compagnia scomoda o, al contrario, talvolta quasi accomodante nei loro riguardi.
Quel sole estivo non la aiutava, certo. Quei raggi cuocevano i lembi scoperti delle sue ferite. E feriti lo sono stati a troppo lungo quegli occhi, dalla Vita.
Sentiva la morsa del suo male partirle dalla mente fino a perforarle l'anima. Il suo grido ormai muto non richiamava nessuno al soccorso.
Assorbiva in silenzio quel veleno fino a scoppiare di lacrime in quell'angolo buio del suo piccolo mondo.
Senza fare rumore.
Lui in fondo l'Amava anche per questo.
Per quel suo modo di guardarsi allo specchio, distorcendo il suo volto quasi fino a deformarlo. Erano buffe tutte quelle espressioni, diceva. Lei no, non ci riusciva a sorridere in quello specchio e no, non riusciva a fissarlo a lungo, per timore. Timore che quei demoni nella sua testa tornassero a gettare benzina sui suoi tormenti. Voleva lasciarli lì, quei demoni, quasi rassegnata a quella compagnia scomoda o, al contrario, talvolta quasi accomodante nei loro riguardi.
Quel sole estivo non la aiutava, certo. Quei raggi cuocevano i lembi scoperti delle sue ferite. E feriti lo sono stati a troppo lungo quegli occhi, dalla Vita.
Sentiva la morsa del suo male partirle dalla mente fino a perforarle l'anima. Il suo grido ormai muto non richiamava nessuno al soccorso.
Assorbiva in silenzio quel veleno fino a scoppiare di lacrime in quell'angolo buio del suo piccolo mondo.
Senza fare rumore.
mercoledì 19 agosto 2009
Seta
12a parte - capitolo secondo
'..e si guarda in quello specchio che non ride mai..' ..ed è così che risuona nella sua mente la strofa di una canzone che parla di Lei.
Un brivido amaro percorre i suoi occhi. Cielo. Non sanno vedere. Riflettono un'immagine distorta e contorta che davvero non le appartiene.
L'armadio aperto mostra la sua vasta gamma di indumenti monocolore. Maglie, abiti, gonne, jeans, camicie, felpe, giacche. Tutte rigorosamente nere.
Rosso. Una macchia di un rosso vivo è un pugno a pieno viso in quel mucchio scuro. È una maglia.
La sfila dall'attaccapanni. Sembra nuova, da negozio.
La indossa sopra un pantalone nero borchiato.
Richiude l'armadio e si avvicina allo specchio. Un filo di matita ed un pò di mascara. È tutto.
Una sistemata veloce ai capelli, sempre troppi e troppo ribelli.
Una maglia rossa. Insolita.
Rossa, come il sangue delle sue ferite. Rossa, come il cuore che le pulsa in corpo, stretto in quella corazza forte solo in apparenza.
Chiude piano la porta del suo piccolo mondo.
Stasera ha un appuntamento.
Si, con se stessa.
'..e si guarda in quello specchio che non ride mai..' ..ed è così che risuona nella sua mente la strofa di una canzone che parla di Lei.
Un brivido amaro percorre i suoi occhi. Cielo. Non sanno vedere. Riflettono un'immagine distorta e contorta che davvero non le appartiene.
L'armadio aperto mostra la sua vasta gamma di indumenti monocolore. Maglie, abiti, gonne, jeans, camicie, felpe, giacche. Tutte rigorosamente nere.
Rosso. Una macchia di un rosso vivo è un pugno a pieno viso in quel mucchio scuro. È una maglia.
La sfila dall'attaccapanni. Sembra nuova, da negozio.
La indossa sopra un pantalone nero borchiato.
Richiude l'armadio e si avvicina allo specchio. Un filo di matita ed un pò di mascara. È tutto.
Una sistemata veloce ai capelli, sempre troppi e troppo ribelli.
Una maglia rossa. Insolita.
Rossa, come il sangue delle sue ferite. Rossa, come il cuore che le pulsa in corpo, stretto in quella corazza forte solo in apparenza.
Chiude piano la porta del suo piccolo mondo.
Stasera ha un appuntamento.
Si, con se stessa.
mercoledì 12 agosto 2009
Seta
11a parte - capitolo secondo
Si ritrova in quella stanza buia. Non è sola. Una mano, non la sua, chiude a chiave la porta.
Quella stanza sarà la sua gabbia, dove il tempo lì ha il sapore amaro dell'eternità.
Quella bambina si stringe nelle gambe con tutta la sua forza. Ancora una volta.
Invano.
Sa cosa l'attende.
Nessun dio ad ascoltare le sue urla mute. Nemmeno sta volta. Stridono come unghie sui vetri in cerca di un appiglio che non esiste, le sue preghiere.
Si avvicina a Lei come un animale affamato e vìola il suo corpo, quel tempio acerbo e innocente, lasciando a brandelli la sua anima.
Chiude gli occhi, Lei, in quegli interminabili momenti, per sforzarsi di immaginare un mondo fantastico, ma è tutto terribilmente inutile.
L'eco del suo dolore è penetrante.
Lei, in quel buio senza uscita, vorrebbe soltanto sparire.
Il suo cuore trema stringendosi in un pugno intermittente che fa ancora più male di quel corpo inerme obbligato al piacere perverso di quell'essere. Non desidera altro che la fine ora.
Spalanca gli occhi, sudata. Il cuore le palpita in gola. Si guarda intorno. La luce filtra dalla finestra.
Quella bambina è svanita dall'incubo. Ora è lì sul suo letto. Al sicuro della sua fortezza.
Si alza in fretta e si dirige in bagno. Via in fretta gli indumenti.. Quei seni sono cresciuti da allora. Si è fatta Donna in fretta. Troppo. Ma gli occhi si, sono rimasti gli stessi.
L'acqua scivola lentamente sulla sua pelle, su quelle ferite indelebili che, a volte, bruciano un pò.
Preme la spugna insaponata a lavar via quello sporco...
ancora una volta.
Si ritrova in quella stanza buia. Non è sola. Una mano, non la sua, chiude a chiave la porta.
Quella stanza sarà la sua gabbia, dove il tempo lì ha il sapore amaro dell'eternità.
Quella bambina si stringe nelle gambe con tutta la sua forza. Ancora una volta.
Invano.
Sa cosa l'attende.
Nessun dio ad ascoltare le sue urla mute. Nemmeno sta volta. Stridono come unghie sui vetri in cerca di un appiglio che non esiste, le sue preghiere.
Si avvicina a Lei come un animale affamato e vìola il suo corpo, quel tempio acerbo e innocente, lasciando a brandelli la sua anima.
Chiude gli occhi, Lei, in quegli interminabili momenti, per sforzarsi di immaginare un mondo fantastico, ma è tutto terribilmente inutile.
L'eco del suo dolore è penetrante.
Lei, in quel buio senza uscita, vorrebbe soltanto sparire.
Il suo cuore trema stringendosi in un pugno intermittente che fa ancora più male di quel corpo inerme obbligato al piacere perverso di quell'essere. Non desidera altro che la fine ora.
Spalanca gli occhi, sudata. Il cuore le palpita in gola. Si guarda intorno. La luce filtra dalla finestra.
Quella bambina è svanita dall'incubo. Ora è lì sul suo letto. Al sicuro della sua fortezza.
Si alza in fretta e si dirige in bagno. Via in fretta gli indumenti.. Quei seni sono cresciuti da allora. Si è fatta Donna in fretta. Troppo. Ma gli occhi si, sono rimasti gli stessi.
L'acqua scivola lentamente sulla sua pelle, su quelle ferite indelebili che, a volte, bruciano un pò.
Preme la spugna insaponata a lavar via quello sporco...
ancora una volta.
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